Famiglie e stili di vita
La Santa
Sede, la Diocesi di Milano e Caritas Internationalis, Italiana e
Ambrosiana saranno presenti nello spazio espositivo di EXPO 2015 rispettivamente
con un padiglione e un palinsesto di eventi e iniziative.
In sintonia
con questo coinvolgimento la Chiesa di Milano, aderisce alla Campagna promossa
da Caritas Internationalis “Una sola famiglia umana. Cibo per tutti” e promuove un percorso di approfondimento per mettersi in
ascolto delle esperienze già in atto sui territori diocesani, trarne
riflessioni condivise e traiettorie di azione comune sui temi di alto valore
civile e religioso connessi col nutrirsi in giustizia e nel rispetto della vita
di tutti.
Caritas
Ambrosiana, Servizio per la Famiglia, Ufficio per la Pastorale Sociale, in
collaborazione con ACLI, Forum Regionale delle Associazioni Familiari della
Lombardia, Oasi per la Famiglia, intendono sostenere insieme percorso che ha
come focus l’agire abituale dei singoli e delle famiglie, nella convinzione che
per pensare a un rapporto con il pianeta, responsabile e capace di cura, è
necessario partire da scelte quotidiane orientate ad un processo di
costruzione del bene comune.
Recenti e
autorevoli indicazioni ci indirizzano e incoraggiano nel lavorare in questa
direzione:
“È
necessario un effettivo cambiamento di mentalità che ci induca ad adottare
nuovi stili di vita, nei quali la ricerca del vero, del bello e del buono e la
comunione con gli altri uomini per una crescita comune siano gli elementi che
determinano la scelta dei consumi, dei risparmi e degli investimenti”
“Caritas in
Veritate”, 51
“La
solidarietà è una reazione spontanea di chi riconosce la funzione sociale della
proprietà e la destinazione universale dei beni come realtà anteriori alla
proprietà privata. Il possesso privato dei beni si giustifica per custodirli e
accrescerli in modo che servano meglio al bene comune, per cui la solidarietà
si deve vivere come la decisione di restituire al povero quello che gli
corrisponde.”
“Evangelii
Gaudium”, 189
“Alimentazione,
energia e vita richiamano alla fondamentale idea del “convivio”. In esso l’uomo
compie, in modo paradigmatico, l’esperienza del bisogno aperto al desiderio
della condivisione, della fragilità e dell’ospitalità … la convivialità è,
infatti, uno dei tratti essenziali di questi nuovi stili di vita … abitare il
mondo nel presente e nel futuro non dipende solo dalla disponibilità di
risorse, ma dall’orizzonte di riconoscimento entro cui le risorse verranno
distribuite”
Il percorso è mosso da interrogativi importanti e urgenti:
come ripensare i principi del nostro sistema economico e le attuali politiche
socioeconomiche per garantire il benessere della persona e della famiglia? Come
attivare le diverse forme aggregative e associative presenti nella nostra
società perché assumano un ruolo di veri protagonisti del cambiamento? Quale
ruolo le famiglie possono giocare nella costruzione di una vita buona per le
generazioni di domani?
Le risposte a queste domande sono ormai tematizzate dalla
riflessione economica e sociologica, che offre degli orientamenti precisi. Si
avverte più che mai oggi la necessità di ripensare il sistema socioeconomico in
modo strutturale a partire dalla capacità di organizzare le relazioni fra
membri di uno stesso contesto di vita per la soddisfazione dei bisogni, la
tutela dei diritti e la cura della dignità di ogni persona, come del resto è
chiaramente suggerito dal significato stesso del termine ‘economia’.
È ugualmente chiara l’urgenza di rifondare il sistema
economico mettendo al centro i temi della condivisione e dell’equità, valorizzando esperienze e pratiche
capaci di porre il bene comune al centro delle scelte individuali, orientate ad
assicurare a ciascuno e a tutti i membri della “sola famiglia umana” condizioni
di vita dignitose. La rete di buone relazioni può così costituire una risorsa
generativa nella comunità, decisiva per soddisfare i bisogni personali di
tutti.
Non si tratta
quindi semplicemente di moltiplicare la produzione di risorse, bensì
di condividere quanto già in nostro possesso, per quanto poco ci possa
sembrare. Infatti, così come ci mostra il racconto del miracolo della
condivisione dei pani e dei pesci, la capacità di fare
parte/distribuire/condividere consente di soddisfare i bisogni delle persone, a
partire dalle relazioni che si riescono a costruire e curare.
La direzione
verso cui camminare è quindi chiara.
Il percorso
non è ai primissimi passi. Molte famiglie in questi anni si sono messe in
relazione e organizzate, mostrando di essere soggetti in grado di costruire
reti e scambi orientati all’eticità e alla solidarietà: esperienze di acquisto
condiviso basate su giustizia ed equità, reti costruite attorno all’accoglienza
di soggetti più deboli, pratiche di mutualità e condivisione…
Queste
esperienze fondate su una logica di dono e di reciprocità, tessono una
trama di relazioni costruendo delle vere e proprie reti che praticano una “economia
di condivisione” . Esse, già presenti nelle nostre comunità
spesso in modo silenzioso, rappresentano oggi la testimonianza di uno stile
di vita possibile, capace di “nutrire il pianeta”.
Il percorso
che proponiamo intende accompagnare il prossimo anno pastorale 2014-2015 e
concludersi con un evento che si realizzerà nel mese di Ottobre 2015.
Il principale
obiettivo sarà la promozione di un consapevole, concreto e fattivo spirito di
condivisione nelle nostre comunità cristiane, individuando, mettendo in
evidenza e condividendo buone pratiche e progetti, mediante la riflessione e
l’approfondimento delle ragioni e dei metodi che le sostengono, confidando in
un sano e salvifico ‘contagio’.
Strumento
fondamentale in questa direzione sarà l’attivazione delle comunità territoriali
nella creazione di “laboratori di economia di condivisione” all’interno
dei quali ricercare, integrare e comunicare le diverse esperienze e realtà già
esistenti, realizzare attività congiunte e discussioni, aiutandosi a vicenda in
ascolto, confronto e condivisione di informazioni.
Attraverso il dialogo
tra le diverse voci di tutti i soggetti che concorrono alla costruzione del
nostro contesto di vita locale, si vorrebbe così contribuire a trovare il filo
capace di tessere buoni legami in una società sempre
più fragile e sconnessa, costruendo relazioni che consentano di imparare gli
uni dagli altri, riscoprendo gli elementi fondanti di una vera comunità.
A titolo esemplificativo citiamo alcune delle buone pratiche
possibili, già in atto nei territori, che potrebbero essere messe a tema nei
“laboratori”: mutuo aiuto tra le famiglie, gruppi di acquisto solidale e
familiare, accoglienze in rete di minori, adulti e famiglie in difficoltà
(affido, famiglie d’appoggio), scambio dell’usato, baratto e banche del tempo,
co-housing, condivisione di beni, “sharing”, fondi comuni di solidarietà per il
sostegno di persone e progetti.
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