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giovedì 29 gennaio 2015

CONDOMINIO SOLIDALE EQUO SOSTENIBILE



“Gruppi Facebook di condominio”


PERCHE’?
Siamo convinti che dopo la famiglia il secondo luogo di prossimità tra le persone sia il condominio. Spesso la convivenza nei condomini risulta difficile e per qualcuno addirittura impossibile.  

CHI?  
Cohouses “Associazione di promozione sociale” promuove la solidarietà l'armonia la condivisione di idee spazi e opportunità tra persone che abitano nello stesso condominio.  

CON CHI?
La proposta riguardano tutte le persone che abitano un condominio, disponibili a mettersi in gioco e condividere idee passioni e iniziative autogestite per una migliore qualità della vita.  

COSA?  
Abbiamo immaginato che si potesse fare qualcosa per migliorare i rapporti tra persone dello stesso condominio promuovendo la partecipazione e la condivisione attraverso lo stimolo ad aggregarsi in gruppi condominiali: persone vicine che si vedono, s'incontrano si conoscono e insieme sviluppano progetti di coesione.  

COME?  
Siamo partiti dal promuovere l'aggregazione di gruppi sulla piattaforma Facebook per facilitare la conoscenza l'incontro e la collaborazione tra persone vicine per poi proseguire con la facilitazione di incontrii, progetti e iniziative reali.  

QUALI INIZIATIVE?
Tra le iniziative possibili ci sono lo sport, l'attività motoria, le bocce. C’è lo yoga. Ci sono i libri, la cultura, la musica. Ci sono gli acquisti solidali. Attività e spazi per mamme e bambini. L’auto mutuo aiuto tra persone. E perchè no!? c'è anche il controllo di vicinato, magari in collaborazione con l'iniziativa in corso dei comitati di quartiere.

Noi di Cohouses siamo presenti e disponibili a fornire collaborazione, competenze e aiuto purchè le iniziative partano dal basso.
I gruppi condominiali non sono intesi per sostituirsi a nessuno ma solo aiutare a creare opportunità autogestite strutturate e continuative di prossimità. Intendono proporsi come strumenti di solidarietà, equità e sostenibilità per migliorare la qualità della vita. Un nuovo welfare di comunità.


COME PROCEDERE:
1. Iscriversi al “gruppo Facebook di condominio solidale equo sostenibile” dove si abita.
2. Conoscersi meglio, attraverso il gruppo di condominio Facebook, condividendo idee passioni e attività che possono migliorare la vita di relazione tra vicini.
3. Incontrarsi tra persone dello stesso condominio per trasformare le idee in progetti con l’aiuto di facilitatori messi a disposizione da Cohouses "Associazione di promozione sociale".
4. Realizzare attività autogestite con l’aiuto di Cohouses "Associazione di promozione sociale".
5. Condividere la costituzione di un piccolo gruppo condominiale di coordinamento delle attività.


REGOLE:
1. Tutti i residenti nel condominio sono i benvenuti.
2. Ogni persona è portatore di idee, intelligenza e costituisce una risorsa unica per la comunità condominiale.
3. Ogni persona è attore e responsabile del successo delle iniziative. “Ogni opportunità dipende da me e non dagli altri”.
4. Si lavora per migliorare la serenità e l’armonia tra le persone attraverso la collaborazione e la condivisione di idee, iniziative e progetti.
5. Ogni progetto condiviso è il mio progetto.
6. Ogni progetto ha solo le mie gambe e quelle della comunità condominiale.
7. Ogni iniziativa, ogni progetto deve, creare consenso, condivisione, armonia, serenità e benessere tra le persone.
8. Ogni progetto deve essere utile e orientato all’uso responsabile delle risorse della terra, improntato al risparmio e all’inclusione sociale.
9. Ogni comunità condominiale può migliorare le regole senza snaturarne lo spirito.


Il sogno di ogni persona, ogni abitante il condominio è di “rendere il mondo un posto migliore in cui vivere”.

mercoledì 28 gennaio 2015

INSIEME SI RISPARMIA



UNA CASA PER DUE, TRE, QUATTRO FAMIGLIE 
...RISPARMIARE E VIVERE MEGLIO SI PUO!...

Quasi sempre chi ha bisogno di casa si orienta verso la ricerca di edifici di nuova costruzione tralasciando quello che spesso è una vera e propria opportunità: vecchi rustici o casali da recuperare e/o trasformare.

L’orientamento al “già pronto” è pienamente comprensibile, viste le complesse attività che richiede la ricerca, la valutazione, la progettazione, l’ottenimento dei permessi, i lavori di ristrutturazione e quant’altro occorre per trasformare un vecchio rustico in un moderno e contemporaneo luogo dove abitare. 

Purtroppo alle difficoltà di gestione si aggiungono lo stress e la diffidenza nei confronti di professionisti  e imprese.

Il peso dei problemi e delle difficoltà,  frenano dall’intraprendere percorsi in realtà più sostenibili e vantaggiosi per persone e famiglie.

Di fatti il recuperare un edificio costituisce una buona pratica dal punto di vista della sostenibilità ambientale. Consente di risparmiare sugli oneri di costruzione. Può essere acquistato a prezzi notevolmente inferiori rispetto a uno nuovo e ristrutturato con sensibili risparmi anche dal punto di vista fiscale. Una opportuna co-progettazione permette la realizzazione di ambienti adeguati ai bisogni della persona e della famiglia. Si possono adottare sistemi, apparecchiature e fonti energetiche rinnovabili che consentono un maggiore comfort ambientale e risparmio economico.

La rigenerazione di un rustico e/o vecchio casale può aprire infine alla scelta di condividere con una o più famiglie il complesso percorso di acquisto, riprogettazione e trasformazione del manufatto edilizio, con l’inclusione di piccoli spazi condivisi per attività collaborative e di convivialità. In buona sostanza è possibile “scegliersi” per aprire la propria vita a occasioni di condivisione pur mantenendo la privacy.

Quanto appare impossibile e apparentemente improponibile, può diventare realizzabile se si può disporre di persone con elevate competenze e in grado di garantire attraverso la totale trasparenza l’etica professionale.

CoHouSES è costituito da competenze in grado di assistere i bisogni dell’abitare “passo dopo passo” sposando obiettivi ed esigenze propri delle persone e delle famiglie.

CoHouSES è un gruppo esperto in:

  1. Ricerca e valutazione di opportunità, eventuale aggregazione di una o più persone e/o famiglie;
  2. Percorso di facilitazione “all’abitare solidale equo sostenibile”;
  3. Negoziazione, contrattistica e assistenza all’acquisto;
  4. Co-progettazione, permessistica, direzione lavori, valutazione economico-finanziaria, tempistica;
  5. Realizzazione lavori attraverso artigiani alleati nei valori e negli obiettivi.
  6. Inclusione in reti di abitanti collaborativi (Es. Gruppi di Acquisto Solidali, attività culturali, sportive, ricreative, asilo nido, amministrazione, ecc.)
  7. Percorsi di facilitazione per inserimento di nuove famiglie e/o singole persone.

Le persone di CoHouSES hanno scelto di non speculare nell’offerta di servizi. Di non avere profitto ma di remunerare equamente prestazioni e lavoro. Di non applicare mediazioni e sovrapprezzi. Ha scelto di essere alleato del bisogno di casa condividendone difficoltà, sogni e speranze.

Per questo amiamo dire che un sogno smette di essere tale quando si trasforma in progetto e acquista la forza di diventare realtà.

lunedì 26 gennaio 2015

COSE CHE NON SI POSSONO CAMPRARE

Social Street di Via Fondazza è un’esperienza nata nel settembre 2013, a Bologna, con la creazione di un gruppo facebook a cui aderiscono i residenti della strada con l’obiettivo di instaurare tra loro nuove relazioni, stimolare la reciproca conoscenza e attivare microsolidarietà.
Gli scambi online sono infatti la premessa per la rivitalizzazione di una socialità di strada che porta le persone ad incontrarsi e stare insieme, aiutarsi reciprocamente, condividere passioni e interessi. Tutto a costo zero. Da questa prima Social Street ne sono nate altre circa 300 in Italia e nel mondo, dal Portogallo alla Nuova Zelanda.

martedì 20 gennaio 2015

ABITARE

…il condominio, il quartiere, la città…



Abitare secondo Heidegger  “vuol dire coltivare e custodire il campo”. L’abitare non coincide semplicemente con il costruire una casa, con l’erigere un edificio. Il tratto fondamentale dell’abitare è l’aver cura. L’esistenza e la vita sono da custodire, oltre che coltivare, proprio perché altre, proprio perché si impongono come altre, come manifestazioni di un’alterità irriducibile. La vita si configura sempre come altra si presenta sempre come forma dell’alterità. L’alterità non è solo il marocchino della porta accanto. L’alterità abita anche il rapporto con i prossimi, con i conosciuti, con le persone di casa. In tal senso siamo chiamati a coltivare e custodire l’alterità, ovunque essa si manifesti. L’alterità riguarda sicuramente lo straniero, ma riguarda anche la propria moglie, il proprio figlio, la propria figlia e ultimamente se stessi. (Silvano Petrosino – Pensare il presente – Nuova Editrice Berti).

L’altro, raccontato dal filosofo Petrosino, costituisce una componente essenziale della scena umana. Non è possibile farne a meno e non solo perché siamo “costretti” ad incontrarlo, ma perché costituisce un tratto essenziale dell’esistere dell’uomo. La qualità della vita risiede nella qualità della coltivazione e della custodia delle relazioni umane. Non si può sfuggire agli altri senza scappare da se stessi.

Si potrebbe osservare che siamo nel campo della filosofia pura, se non fosse che tale scienza cerca di rivelarci quello che realmente siamo e cosa potremmo fare per elevare il senso del ben-vivere.

A noi, la fantasia, la creatività, la capacità di attuarlo nella quotidianità della scena umana, della nostra città, dei nostri quartieri e perché no dei nostri condomini.

Cosa possiamo fare insieme per rendere la convivenza condominiale uno spazio conviviale e felice? Cosa ne pensate?

Vogliamo aprire uno spazio, un laboratorio. Ci piacerebbe immaginare lo spazio di discussione, come un luogo positivo e propositivo. Sono tanti i motivi per lamentarci dei nostri guai quotidiani, dei problemi relazionali, della qualità della vita. Abbiamo, tuttavia, bisogno di immaginare che possa esistere qualcosa di diverso, di nuovo. Qualcosa in grado di generare speranza. Qualcosa che dipende esclusivamente da noi, per cui nessun altro possa aiutarci se non noi stessi. Qualcosa per cui valga la pena lavorare insieme per “coltivare e custodire” la qualità della vita.

Parliamone!

domenica 18 gennaio 2015

WELFARE IN AZIONE

venerdì 16 gennaio 2015

COME FARE IN CASA LA PASTA MADRE

 Passo dopo passo le fasi per fare in casa la pasta madre da utilizzare per la panificazione naturale. 

I consigli utili e i suggerimenti per ottenere un lievito attivo e vitale.

Approcciarsi alla panificazione domestica naturale con pasta madre può all'inizio spaventare un po'. Almeno a me è successo così.
La relazione più "difficile" da instaurare è sicuramente quella con la "madre", con la pasta acida, questo impasto di farina e acqua  che magicamente si trasforma in lievito, che deve trovare un suo spazio all'interno della vostra casa e che non si limita certo nel richiedere attenzioni...anzi.
Dopo vari corsi, libri letti e domeniche passate con le mani in pasta, la mia pasta madre non partiva... i lieviti non si  sviluppavano, il suo odore non era gradevole, il pane non lievitata.
Sbagliavo le dosi? I tempi? La temperatura? Troppi rinfreschi o troppo pochi?


Probabilmente un mix di quanto sopra esposto. Ma l'ingrediente principale che mi mancava era l'empatia...eh sì, state leggendo proprio bene... non ci conoscevamo noi due! E io non sapevo comunicare con lei, non conoscevo il suo odore, quale la giusta consistenza, quali i segnali per comunicarmi qualche errore o "malessere".
Nei tanti libri letti e corsi frequentati non avevo modo o tempo di prendere confidenza e apprendere correttamente tutti i vari passaggi, ma volevo tanto creare la mia pasta madre, farla entrare nella mia casa e iniziare una felice convivenza.
E così è stato: gli errori fatti e il tempo trascorso a fare prove su prove mi hanno portato a creare la mia pasta madre, con la quale vivo ormai da circa 2 anni e mezzo circa e che insieme a me ha già affrontato due traslochi: l'ultimo a giugno di quest'anno quando, prima di chiudere definitivamente la casa che lasciavo, ho caricato in macchina le mie ultime e più importanti "cose": i miei due gatti, Pina e Camillo, e la pasta madre.
Un testo che è stato per me importante per riuscire a fare la pasta madre e apprendere l'arte della panificazione naturale domestica è Facciamo il pane, di un'amica panificatrice bravissima, Annalisa De Luca.
Vi riporto di seguito le fasi e i consigli contenuti nel libro, perchè sono i passi che io ho seguito e che seguo tuttora, e non saprei darvi spiegazione migliore di quella che ha saputo dare lei:

Come fare in casa la pasta madre o acida


1) amalgamate 100 g di farina di segale, 100 g di farina di frumento integrale (entrambe macinate di fresco), una mela o un altro frutto duro (se abitate in campagna raccoglietelo intorno a casa vostra e sciacquatelo sommariamente) con la buccia e tagliato a spicchi, un cucchiaino di miele, 100-150 g d’acqua non clorata. Mescolate il tutto, coprite l’impasto con un telo pulito e asciutto (e non “profumato” di detersivo) e lasciatelo 48 ore in un posto non ventilato e ad una temperatura compresa fra i 18 e i 25°. Rimestate ogni tanto, quando vi viene in mente: facilita la distribuzione dei batteri nell’impasto e stimola il processo complessivo.
2) Passate le 48 ore l’impasto si presenta coperto da una crosta. Levate la crosta e buttatela via, rimescolate e aggiungete 100 g d’acqua e 50 g di farina di frumento bianca o comunque la farina necessaria a trovare la consistenza iniziale. Coprite nuovamente e lasciate riposare per altre 48 ore.
3) Dopo aver ripetuto per 3-4 volte le operazioni descritte al punto 2) dovreste vedere delle bollicine salire sulla superficie dell’impasto. È il segnale che la pasta comincia ad essere attiva. Naturalmente anche il fatto di mescolare l’impasto può far salire delle bollicine, ma non confondetele con quelle prodotte autonomamente dai “vostri” batteri. Se non vedete le bollicine continuate a rinfrescare (aggiungere acqua e farina) l’impasto ogni 48 ore come descritto nella fase 2). Se invece le bollicine sono evidenti, levate la crosta, aggiungete 200 g di acqua e 200 g di farina bianca e lasciate riposare per 24 ore. Continuate a rinfrescare così ogni 24 ore finché l’impasto comincia a lievitare. Togliete la mela. Potete provare la vitalità del lievito aggiungendo 50 g d’acqua e 100 g di farina per ogni etto di pasta acida: se il volume raddoppia entro le 4 ore successive è pronto, altrimenti è meglio proseguire con i rinfreschi giornalieri.

A questo punto potreste fermarvi e cominciare ad utilizzare il vostro lievito naturale, all’inizio non sarà ancora molto “maturo”, non aspettatevi quindi risultati esaltanti, ma piano piano, continuando ad usarlo con regolarità, migliorerà costantemente.
Ci sono alcune indicazioni utili per valutare la forza del lievito naturale: se ha un sapore leggermente acido, una pasta soffice e alveoli regolari e allungati allora è giustamente maturo e pronto per essere usato; se ha un colore grigiastro, sapore acido-amaro e alveoli rotondi è troppo forte, va “lavato” un po’ in acqua tiepida (lavare il lievito significa metterlo nell’acqua tiepida, lasciarvelo 30 minuti e poi buttare via l’acqua e rimpastare) e rinfrescato finché non raggiunge le caratteristiche volute; se ha un sapore acido-dolciastro, colore bianco e scarsa alveolatura è troppo debole e va rinforzato tramite rinfreschi a distanza di tempo di almeno 24 ore; se sa di aceto e puzza di formaggio, ha un colore grigiastro e una pasta vischiosa, il lievito è inacidito, va lavato e rinfrescato ad intervalli non superiori alle 10 ore.


Come conservare la pasta madre?
In frigorifero dentro un contenitore a tenuta ermetica: al freddo i batteri rallentano la loro attività ma non muoiono.
La chiusura ermetica mantiene l’umidità relativa, impedisce la formazione della crosta ed evita un’eccessiva “contaminazione” da parte dei batteri che si trovano sugli altri cibi presenti in frigorifero.
È il metodo preferibile per chi fa il pane una volta a settimana o meno ancora. In ogni caso, dopo 5-7 giorni di permanenza in frigo, è necessario rinfrescare la pasta acida per evitare un eccessivo aumento di acidi “cattivi”.


tratto da: 

di Federica Del Guerra