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martedì 20 gennaio 2015

ABITARE

…il condominio, il quartiere, la città…



Abitare secondo Heidegger  “vuol dire coltivare e custodire il campo”. L’abitare non coincide semplicemente con il costruire una casa, con l’erigere un edificio. Il tratto fondamentale dell’abitare è l’aver cura. L’esistenza e la vita sono da custodire, oltre che coltivare, proprio perché altre, proprio perché si impongono come altre, come manifestazioni di un’alterità irriducibile. La vita si configura sempre come altra si presenta sempre come forma dell’alterità. L’alterità non è solo il marocchino della porta accanto. L’alterità abita anche il rapporto con i prossimi, con i conosciuti, con le persone di casa. In tal senso siamo chiamati a coltivare e custodire l’alterità, ovunque essa si manifesti. L’alterità riguarda sicuramente lo straniero, ma riguarda anche la propria moglie, il proprio figlio, la propria figlia e ultimamente se stessi. (Silvano Petrosino – Pensare il presente – Nuova Editrice Berti).

L’altro, raccontato dal filosofo Petrosino, costituisce una componente essenziale della scena umana. Non è possibile farne a meno e non solo perché siamo “costretti” ad incontrarlo, ma perché costituisce un tratto essenziale dell’esistere dell’uomo. La qualità della vita risiede nella qualità della coltivazione e della custodia delle relazioni umane. Non si può sfuggire agli altri senza scappare da se stessi.

Si potrebbe osservare che siamo nel campo della filosofia pura, se non fosse che tale scienza cerca di rivelarci quello che realmente siamo e cosa potremmo fare per elevare il senso del ben-vivere.

A noi, la fantasia, la creatività, la capacità di attuarlo nella quotidianità della scena umana, della nostra città, dei nostri quartieri e perché no dei nostri condomini.

Cosa possiamo fare insieme per rendere la convivenza condominiale uno spazio conviviale e felice? Cosa ne pensate?

Vogliamo aprire uno spazio, un laboratorio. Ci piacerebbe immaginare lo spazio di discussione, come un luogo positivo e propositivo. Sono tanti i motivi per lamentarci dei nostri guai quotidiani, dei problemi relazionali, della qualità della vita. Abbiamo, tuttavia, bisogno di immaginare che possa esistere qualcosa di diverso, di nuovo. Qualcosa in grado di generare speranza. Qualcosa che dipende esclusivamente da noi, per cui nessun altro possa aiutarci se non noi stessi. Qualcosa per cui valga la pena lavorare insieme per “coltivare e custodire” la qualità della vita.

Parliamone!

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