L'associazione Rive, che riunisce le
esperienze di abitare sostenibile ed ecologico, in meno di vent'anni ha
quintuplicato il numero dei villaggi aderenti. E sostiene anche esperienze di
co-housing sociale. Ecco la mappa italiana
Una nuova presidente e una più massiccia presenza sui
social network: così si espande in Italia la rete degli eco villaggi, luoghi
dove sempre più persone scelgono di vivere per seguire i principi della sostenibilità,
del consumo responsabile e soprattutto della condivisione. Sono decine le
realtà di questo tipo attive in Italia (nella mappa di Google ne vengono
censiti 89), e e circa un quarto di loro aderisce all’Associazione
RIVE (Rete Italiana Villaggi Ecologici) - un coordinamento
di comunità, ecovillaggi e singole persone interessate ad esperienze di vita
comunitaria – che raccoglie esperienze molto diverse tra loro e che dopo molti
anni di presidenza di Mimmo Tringale, direttore della rivista AMM
Terra Nuova, è ora guidata da Francesca Guidotti.
Un sodalizio che ha visto una crescita notevole dal
1996, quando sorse grazie all’impegno di sole quattro realtà di eco villaggio
(Torre Superiore, Comune di Bagnaia, Damanhur e Popolo degli Elfi) mentre oggi
annovera 23 esperienze, soprattutto nel Centro Nord; scelte molto differenti
tra loro, alcune con un taglio politico molto marcato, altre che si basano su
una profonda spiritualità, ma unite dalla volontà di condivisione di una
scelta mirata ad andare oltre il “vivere” tradizionalmente inteso. Ma guai
a pensare che questi luoghi siano riservati a nostalgici fricchettoni o, nella
migliore delle ipotesi, a ingenui sognatori. «Non ci si può
approcciare al tema dell’ecovillaggio in maniera semplicistica»,
chiarisce Francesca Guidotti, presidente della Rive. «Trovare quello
adatto a se stessi è come trovare un “luogo dell’anima”, bisogna prima di tutto
visitarlo e poi viverlo il tempo necessario per capire qual è lo stile di vita
e se si conforma alla nostra personalità».
E chi non se la sente di mollare tutto e abitare in
case di legno senza elettricità, troverà anche altre soluzioni meno drastiche: RIVE
supporta infatti anche altre forme di abitare sostenibile, come
l’Associazione culturale Senape che sta lavorando alla proposta di un progetto di recupero e
ristrutturazione delle ex caserme del comune di Imperia per uso
pubblico e sociale, o le varie esperienze di cohousing sociale, una forma particolare di
vicinato dove viene preservata la privacy degli spazi abitativi ma vengono
condivisi molti spazi relativi ai servizi comuni.
È una scelta – si legge nel sito ItaliaCheCambia - che
permette di superare «l’isolamento tipico dei condomini rispondendo ad una
serie di questioni pratiche del vivere con una sorta di “welfare”
personalizzato, ma è una struttura molto diversa rispetto a quella degli eco
villaggi». La prima esperienza di cohousing è sorta nel 1972 in Danimarca,
negli anni successivi si è propagata nei vicini stati scandinavi e negli anni
’80 gli enti pubblici hanno riconosciuto questa esperienza a livello ufficiale.
Oggi si contano migliaia di esperienze in tutto il mondo e anche in Italia
sono registrate nella rete otto realtà, di cui due in grandi città come Torino
e Milano.
Nella foto: alcuni abitanti dell'Ecovillaggio Torri
Superiore, presso Ventimiglia
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